Aspettative

Ciao bambine, eccomi qua! Ci ho messo un bel po’ di tempo a scrivervi, e lo faccio oggi perché mi viene difficile chiedervi scusa per qualcosa che effettivamente non ho ancora fatto. Cioè, l’ho fatto, ma voi non lo sapete. Mi sono creato delle aspettative su di voi; vorrei che foste appassionate di questo e di quello, di pianoforte e di musica e di arte, vorrei portarvi alle mostre d’arte (ce n’è una bellissima a Milano questo fine settimana) e nelle librerie, e ancora vorrei mettervi i pattini ai piedi e pattinare con voi verso la prima caduta insieme, per riderne, per imparare. Mi sto facendo tanti film su quello che mi piacerebbe che faceste e in tutto questo non ho considerato l’idea che a voi potrebbe anche solo piacere guardare l’ipad sdivanate 24 ore al giorno. E nel momento in cui l’ho critto, ho aggiunto “solo” esprimendo già un giudizio. Lo so, è difficile, è pesante. Pensarvi come soggetti dotati di una vostra volontà mi viene naturale quanto pensare a cosa mi piacerebbe fare con voi, eppure alla fine prevale l’ultimo pensiero. E a volte ci resto male, devo ammetterlo, quando vedo vanificati i miei sforzi per coinvolgervi in qualcosa di diverso dal quotidiano. MA non è colpa vostra, è solo colpa mia.

Ricordatevi, ricordatemi, che siete voi le protagoniste della vostra vita; che io posso essere uno spettatore, non una guida. Che posso mettere dei paletti solo per farvi ritrovare la strad di casa, ma non posso venire a prendervi ovunque andiate, o impedirvi di andarci. Ricordatemelo oggi, ma ricordatemelo soprattutto tra una decina d’anni, quando sarà ancora più difficile che le nostre strade siano così interconnesse.

Non voglio vivere nella paura di quando vi perderò, né nella consapevolezza che sia necessario perdervi. Voglio vivere nella serenità di avervi dato gli strumenti per staccarvi da me in qualsiasi momento, per trovare la vostra strada, e nella pazienza per sorridervi mentre vi guardo fare X mentre io avrei voluto fare Y con voi.

Con immutato amore

Papi

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