Sicilia da spremere

C’è un fascino antico, tra mura diroccate e campagne bruciate, che ti corrono intorno mentre viaggi sull’unica strada che porta da Trapani a Palermo. Eppure, in mezzo a tale desolazione, fanno capolino le enormi pale eoliche, che sembrano i detriti di un’astronave aliena, caduti per sbaglio, assolutamente fuori luogo. Questa terra è antica, selvaggia, forte, affascinante. Ha conosciuto i greci, i latini, i bizantini, gli arabi, gli angioini, e chissà quanti altri popoli sono passati da qui, senza scriverlo nella storia. Le cicatrici di tanti visitatori sono ancora ben visibili. Questa terra ricorda una balia, che ha tanto da dare, ma che troppe bocche ha dovuto sfamare, fino a prosciugarsi. Ma per amore, ha continuato la sua missione, e non smetterà fino alla morte, fino a che il mare non la inghiottirà.

La montagna selvaggia getta ombra su vitigni stanchi di troppo sole, le canne ondeggiano sotto potenti colpi di vento, producendo un canto che copre appena i rumori della fabbrica del gesso. Le macchine, i camion, i motorini, sembrano tante pulci che si sollazzano beate sopra un cane dal pelo fulvo. Sembrano tutti iperattivi, visti da qui, ma sembra che tutto quello che fanno non abbia un fine, e forse neanche una fine. Colline maestose sormontano l’autostrada, che ora si fa dritta, ora ricurva, per assecondare le forme della terra ed il volere degli uomini. File di vigneti e ulivi trabboccano di colore, ricordandoti simbolicamente che tutto quello che vuoi, puoi ottenerlo solo spremendo questa terra, esattamente come spremeresti i suoi frutti succosi. Il miglior olio, il miglior vino, le migliori arance, e le migliori menti, vengono spremute e portate via da qui, perché qui sarebbero sprecati. E perché il buono che rimane qui, fa una brutta fine.

 

 

2 commenti

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2 risposte a “Sicilia da spremere

  1. wow… davvero belle le tue parole ed è vero quello che dici… sono stata strappata dalla mia terra per fare il lavoro che ho sempre sognato ed ogni volta che torno lascio un pezzo del mio cuore. Vivo in una città totalmente opposta alla mia, con gente che sfreccia per andare a lavoro e non ha nemmeno 5 minuti per farsi una sana chiacchierata davanti al profumo intenso di un caffè con il suo immancabile bicchiere d’acqua gratis. vivo in una città che non si vive il tempo in maniera felice perchè è troppo di fretta e c’è troppo freddo per andarsi a fare una passeggiata. Sicuramente ringrazio questa mia città per il lavoro che mi offre, ma quando poi una qualsiasi persona storce il muso quando sente che sono Siciliana o se ne esce con frasi poco felici, ti rendi conto che questa città non mi vuole e la mia città mi ama e mi aspetta sempre con il suo immancabile calore. Come dice un comico che stimo molto: NOI DEL SUD ABBIAMO UNA MARCIA IN PIU’, oltre che una ferita nel cuore aggiugerei. Ciao =)

    • Capisco benissimo cosa intendi, essendo a mia volta un esiliato semi-volontario. La ferita nel cuore non guarisce mai, perché sai che quella terra ti sta chiamando, come il canto delle sirene di Ulisse. Ogni volta che riparto per tornare nella mia nuova città, dimentico un altro pezzo di cuore, e la ferita si apre di più.
      Ma noi stringiamo i denti, perché Milano nel suo freddo accoglie tutti perché non chiede niente, perché è indifferente, e forse va meglio così. Perché quando Milano ti chiede come stai, ti fa ricordare che non stai affatto bene. E allora è meglio che non chieda…

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